giovedì 25 maggio 2023

Cittadini per la Partecipazione - Questionario

 


Nel corso dell'anno 2022 è nato il gruppo “Cittadini per la Partecipazione”, un gruppo di persone politicamente eterogeneo, con lo scopo di incoraggiare i singoli cittadini ad assumere un ruolo attivo nella vita politica e sociale della comunità provagliese ed avente come unico obiettivo la democrazia partecipativa.

Ci siamo presentati pubblicamente lunedì 22 maggio nell'Aula Magna della Scuola “Don P. Raffelli” ed ora abbiamo provato a dare vita ad una pratica di democrazia partecipativa/deliberativa che prende il via con il questionario che trovate al link riportato in fondo a questa pagina.
Vi invitiamo a compilarlo entro il 20 giugno per darci modo di elaborare i dati e realizzare un report entro la metà del mese di luglio.
Per consentirci di dare forma ad un lavoro più capillare e strutturato, che risponda alle reali esigenze della cittadinanza, sarebbe opportuno condividere il questionario con i vostri contatti di persone residenti a Provaglio, Provezze e Fantecolo.


Grazie per l'attenzione e la collaborazione.
                                              

                                                                                                                                           Il gruppo Cittadini per la Partecipazione


Qui il link per accedere al questionario 👇


https://forms.gle/m6njzHKSP14CJ8EY7

martedì 16 maggio 2023

Cittadini per la Partecipazione - Incontro pubblico



Un Comune è partecipato quando permette ai cittadini di contribuire alle decisioni pubbliche. Partecipazione significa infatti dare più potere alle comunità locali ed incoraggiare le persone ad assumere un ruolo attivo nella propria comunità. La partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche non si pone quindi come un’opzione etica ma rappresenta un vero e proprio requisito operativo per far sì che le amministrazioni agiscano in modo ponderato ed efficace. La partecipazione dei cittadini trova fondamento nel quarto comma dell’articolo 118 della Costituzione italiana, in base al quale “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà".

Da queste premesse nasce "Cittadini per la Partecipazione" che si presenta alla cittadinanza di Provaglio, Provezze e Fantecolo lunedì 22 maggio alle ore 20,30.


L'invito a prendere parte alla serata informativa è aperto a tutte e a tutti, così come l'adesione al gruppo di lavoro stesso.


Il presente invito può essere condiviso.


Ringraziando porgiamo cordiali saluti.


Il gruppo Cittadini per la Partecipazione

martedì 6 dicembre 2022

PARTECIPAZIONE: dalla teoria alla pratica.

 












Il 26 novembre scorso, un folto gruppo di cittadini si è riunito a Provezze, accogliendo il nostro invito all’evento, patrocinato da Comune e Parrocchia, dal titolo “Il ruolo dei cittadini nella democrazia avanzata: partecipazione, dialogo, decisione”.

Ad avere accettato per primo era stato il Professor Rodolfo Lewanski, esperto di politiche partecipative, già docente presso l’università di Bologna e collaboratore di vari atenei, in Italia e all’estero. A lui abbiamo affidato la direzione dei lavori della piacevole mattinata, iniziati intorno alle 9.30 e durati per circa tre ore.

Dopo i saluti iniziali, portati da Mariarosa Ghitti in rappresentanza del nostro gruppo e dal parroco che ci ha gentilmente concesso l’uso della sala Treccani dell’oratorio, si è dato inizio ad una discussione tra i presenti, tenutasi con la modalità del World Cafè, ovvero attraverso piccoli “gruppi mobili”.

Suddivisi in sette tavoli da 4/5 persone, delle quali una sola è rimasta sempre seduta allo stesso, abbiamo risposto alle seguenti tre domande sul tema della Partecipazione, condividendo i nostri pensieri di domanda in domanda con compagni diversi.

     Quale significato ha la parola ‘partecipazione’ per voi?

     In che misura secondo voi i rappresentanti eletti sono realmente rappresentativi delle esigenze dei cittadini?

     In quale momento dei processi decisionali secondo voi dovrebbero essere coinvolti i cittadini?

Il metodo denominato World Cafè, solo uno dei tanti utilizzati per applicare la partecipazione dei cittadini alla politica, ha poi spiegato Lewanski, ha permesso innanzitutto una minima conoscenza tra la maggior parte dei partecipanti, oltre ad un confronto davvero piacevole e dinamico.

La prima parte si è conclusa con la presentazione da parte del Professore a tutta l’assemblea delle risposte date dai vari gruppi alle domande proposte, accompagnata da riflessioni condivise sulle stesse.

L’incontro è proseguito con una presentazione del Professore dell’evoluzione del concetto di Democrazia nei diversi periodi storici, oltre ad una spiegazione sul significato, l’importanza e le possibilità del coinvolgimento dei cittadini nelle scelte della politica, a vari livelli; spiegazione supportata dal racconto di esperienze già realizzate, sia in Italia che all’estero.

Alla fine dell’incontro, la condivisione di impressioni e pensieri si è fusa con quella dell’aperitivo offerto dal gruppo a tutti i partecipanti. I sorrisi ed i ringraziamenti di chi è intervenuto ci hanno ricompensato per l’impegno profuso.

Siamo soddisfatti per la riuscita di questo primo evento che dimostra che, nonostante il distacco evidente tra cittadini e politica, c’è ancora chi ha voglia di mettersi in gioco e di condividere le proprie idee, incontrando gli altri e guardandoli negli occhi.

Concludiamo lanciandovi un ulteriore invito.

Siamo un piccolo gruppo e crediamo che il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini alle scelte della comunità in cui vivono siano elementi imprescindibili per una vera democrazia. Se la pensate come noi, contattateci via mail per essere informati sui prossimi incontri e sulle future iniziative.

 

Cittadini per la partecipazione

partecipazione6dippf@gmail.com

 

 

 

sabato 13 ottobre 2018

Costruiamo insieme il paese di domani


Per senso del dovere?   
"Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."
Dall’Art. 4 - Costituzione della Repubblica Italiana

Per cambiare le cose?
"Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare."
Giovanni Falcone

Per ciò che puoi dare?
"Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese."
John Fitzgerald Kennedy

Per condividere?
"Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno."
Enrico Berlinguer

Per parteggiare?
"Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto."
Antonio Gramsci


Trova le tue motivazioni!
E raggiungici:
MARTEDI’ 16 OTTOBRE 2018 ore 20.45 -AULA MAGNA-
Unisciti a noi!
Da MARTEDI’ 16 OTTOBRE!






mercoledì 9 maggio 2018

TUTTI A BORDO!





Che bello ascoltare qualcuno che ti smuove dentro!

Mi è successo con la professoressa Beate Weyland, durante l'incontro organizzato lo scorso venerdì per parlare di "Scuola e Comunità".
Lei parlava ed i miei pensieri si inseguivano veloci, coinvolgendo le varie anime del mio essere.

Pensieri da insegnante...
Quante volte ciò che ci sta intorno diventa l'alibi per non cambiare atteggiamento? Cosa serve per modificare un modo di fare scuola che ha bisogno di essere rinnovato?
Nessuna scusa: il cambiamento può e deve partire prima ancora di avere spazi adatti a disposizione.

Pensieri da ex cittadina di Valle di Saviore...
Quanto sarebbe stato utile (e chissà se potrebbe esserlo ancora!) attivare lì un "percorso generativo"? Dopo che già da tempo era stata chiusa la scuola "media", qualche anno fa ha chiuso i battenti anche la scuola "elementare". Sono convinta che anche giungere allo stesso risultato avrebbe avuto un sapore meno amaro, se si fosse intrapreso un percorso serio di ricerca di soluzioni e di condivisione delle scelte con i cittadini. Invece la decisione ha suscitato malumori ed incomprensioni tali da portare qualche famiglia ad iscrivere alcuni dei pochi bimbi rimasti in scuole di comuni diversi da quello previsto dall'accordo.

Pensieri da idealista...
Ma quanto è bello questo concetto di "democrazia all'unanimità"?!? Tanto bello da sembrare assurdo.
Eppure, se ci pensiamo, in questo mondo di fazioni contrapposte, di nuovi muri realizzati o auspicati, di tutti quei "prima..." che, essendo sostanzialmente dei "prima io!", erigono barriere, diviene indispensabile ripartire da ciò che è bene per tutti. E se l'obiettivo è il bene comune, se tutti si impegnano per raggiungerlo, se gli interessi personali vengono lasciati da parte, è davvero così impossibile arrivare all'unanimità?

Pensieri da cittadina di Provaglio...
E' possibile realizzare qui la "democrazia partecipata", ovvero quel coinvolgimento dei cittadini che diventa cooperazione, corresponsabilità?
Si può pensare di provarci per tutte le scelte importanti?
In questa direzione va la decisione di Bene Comune e Lista Civica, presentatesi separatamente alle scorse elezioni amministrative, di lasciarsi alle spalle i dissapori per unire le forze ed impegnarsi a coinvolgere altre persone, proprio nell'ottica di affrontare e discutere insieme i problemi del nostro tempo e del nostro territorio.

Perseguire il bene della comunità tutta significa remare nella giusta direzione.
Il barcone, però, è grosso e pesante. Il contributo di ognuno è necessario non solo a viaggiare più veloci verso la meta, ma anche ad aggiustare, quando serve, la rotta.
Nessun nuovo rematore all'ascolto?

Claudia Paini

sabato 18 novembre 2017

SEMI-PROVAGLIESI A CONFRONTO - Condivisione

Condivisione è la seconda parola del confronto aperto, a “puntate”, inaugurato qualche settimana fa con la parola Potenza. Ogni volta si parte con un botta e risposta, al quale tutti voi potrete liberamente aggiungere la vostra opinione. Il tema è attualissimo: Internet, le nuove tecnologie e la comunicazione virtuale attraverso i social network.

A confronto un fruitore con un basso livello di competenza (Claudia) ed un esperto in materia (Dario). Di volta in volta, Claudia prenderà spunto da una parola o un concetto che ritiene “aggrovigliatamente” legato all’argomento. A Dario il compito di trovare il bandolo della matassa.

Buona lettura.

Claudia Paini

Seconda parola: CONDIVISIONE.

Attraverso la lente del web, io la vedo sdoppiarsi in condivisione attiva e condivisione passiva.
La condivisione attiva ci vede protagonisti: decidiamo di mettere in comune ciò che troviamo interessante, divertente, utile.
Grazie ad essa posso importunare le mie "vittime" abituali, che per ora sopportano senza lamentarsi l'invio di numerosi articoli attraverso WhatsApp. Se è pur vero che risulta difficile non farsi prendere da una smania da condivisione, rischiando di fare da megafono a notizie false, sono convinta sia la condivisione passiva a richiedere maggiore attenzione. Definisco così quella sorta di “lasciapassare” concesso, semplicemente non esprimendo alcun dissenso, a ciò che qualcun altro ha condiviso con noi.
Sento ancora riaffiorare l'indignazione e la rabbia causate dalla mancata reazione ad un video inneggiante a razzismo e fascismo, postato su un gruppo WhatsApp qualche mese fa.
Convinti che tutto scorra?
Io no. Credo che qualcosa resti. Credo che l'odio si impigli nella mente di chi non ha voglia di verificare certe affermazioni. E credo che il fascismo di ritorno si insinui nella nostra società anche a causa dell’incapacità di valutare la forza di certi ignobili messaggi, che ricevono troppo spesso un complice "via libera".
A te la parola.

Claudia

La risposta di Dario

Dato che si parla di parole e definizioni, mi concedo di attingere al vocabolario. Condividere significa "avere in comune con altri; dividere, spartire con altri". Già nella definizione ufficiale troviamo un doppio significato, il primo passivo - avere in comune, senza necessariamente compiere un'azione - e il secondo attivo - implica un'azione, quella di dividere e spartire con altri.

Ma stiamo parlando di condivisione attraverso strumenti tecnologici digitali, per cui ecco che la condivisione è l'utilizzo in comune o la spartizione di una risorsa virtuale, di un'unità informativa, di un meme. Concordo quindi che la condivisione passiva sia una sorta di lasciapassare, una concessione per cui non facendo opposizione ci si ritrova a condividere, ad avere in comune, ad essere passivamente parte di qualcosa.
Dall'altro lato, come utente del web con una certa esperienza alle spalle in termini di community, utenti, troll e flame, so che il modo migliore di far sparire e dimenticare nel tempo - come lacrime nella pioggia - un contenuto inopportuno, sbagliato, dannoso e potenzialmente pericoloso è spesso quello di ignorarlo completamente. Lasciarlo passare senza dargli alcun rilievo, senza degnarlo di risposta, lasciandolo naufragare verso l'oblio e riempiendo invece il linguaggio, la narrativa sociale, lo spazio di condivisione con altri contenuti più forti e autentici.

Oggi le informazioni sono tantissime e sempre più veloci, molto più della nostra capacità di ascoltarle, leggerle, capirle ed elaborarle. Al contrario, il nostro tempo creativo per produrre un'idea, creare una narrazione sociale, costruire il bene e un futuro migliore sembra essere sempre più compresso, difficile e scarso.

Se al posto di dedicare le nostre scarse risorse creative criticando e reagendo a contenuti negativi li lasciassimo - questi contenuti - svanire nell'oblio, insieme all'odio di cui sono carichi, usando l'amore creativo per parlare di nuovi temi, per costruire e raccontare idee forti, basate su qualcosa di genuino e positivo?

Non me la sento di giudicare a priori chi non reagisce all'odio, chi lo lascia passare senza criticarlo apertamente, perché potrebbe star reagendo in altro modo: condividendo amore, de-potenziando la logica dell'odio e della violenza a favore di altro. Quando non è così allora sono d'accordo con te, Claudia: è necessario rispondere con la potenza dell'amore direttamente alle minacce di contagio dell'odio ignorante. Utilizzando in modo corretto anche gli strumenti tecnologici che oggi ci mette a disposizione la tecnologia digitale.

Dario







domenica 15 ottobre 2017

SEMI-PROVAGLIESI A CONFRONTO - Tecnologia e Potenza

Vi invitiamo a partecipare ad un confronto aperto, a “puntate”.
Ogni volta si parte con un botta e risposta, al quale tutti voi potrete liberamente aggiungere la vostra opinione. Il tema è attualissimo: Internet, le nuove tecnologie e la comunicazione virtuale attraverso i social network. A confronto un fruitore con un basso livello di competenza (Claudia) ed un esperto in materia (Dario). Di volta in volta, Claudia prenderà spunto da una parola o un concetto che ritiene “aggrovigliatamente” legato all’argomento. A Dario il compito di trovare il bandolo della matassa.
Buona lettura.

Claudia Paini

Prima parola: POTENZA

Spesso mi ritrovo a pensare che i social media siano mezzi siano talmente potenti da rendere necessaria l’acquisizione di una specie di “patente” per poterli utilizzare.
È davvero il caso di lasciarli utilizzare a tutti?
Mi rendo conto che è un pensiero anti-democratico; e so bene che la risposta ai molti problemi che
nascono non è quella di impedirne l'uso.  Credo comunque che una riflessione seria sia necessaria ed urgente. Nonché tardiva.
Le notizie, in rete, si trasmettono ad una velocità supersonica e non sempre siamo in grado, o ci
premuriamo, di valutarne la veridicità. A velocità forse superiore viaggiano gli insulti, le calunnie, le prese in giro… E le conseguenze sono in molti casi irreparabili.
Il cyberbullismo è un fenomeno in preoccupante espansione. Ed è solo uno dei tanti.
Se la soluzione non è togliere, deve assolutamente aumentare il grado di consapevolezza di chi utilizza le nuove tecnologie e di chi ha accesso ad Internet e si serve dei social per comunicare.
Il “come” resta un grosso punto di domanda.
Ovviamente non ho soluzioni, ma mi permetto di lanciare una proposta/provocazione che ritengo
potrebbe essere un punto di partenza.
Considerato che, almeno in teoria, un po' di maturità e consapevolezza in più si acquisiscono con l'età, mi sento di dire che andrebbe riconsiderata l'età dei ragazzini (bambini?) a cui forniamo certi strumenti.
È davvero necessario che essi abbiano un telefonino?
Quali motivazioni stanno dietro al fatto che l'utilizzo di applicazioni come WhatsApp, Facebook o
Instagram preveda un'età minima di 13 anni (fino a qualche mese fa quella di WhatsApp era di 16 anni), e perché la cosa viene sistematicamente ignorata?

Claudia




La risposta di Dario


Cara Claudia,

parole come "cyberbullismo", "social media", "WhatsApp" e "Facebook" sono sulla nostra bocca ora, in questo luogo e in questo momento storico, ma sono soli di passaggio. Le tecnologie evolvono - sempre più rapidamente, è vero - e cambiano il modo con cui l'uomo interagisce con altri esseri umani e con il mondo circostante; cambiano anche alcuni elementi alla base del nostro modo di ragionare e di decidere cos'è bene e cos'è male. Ma l'essenza umana che sta al principio di tutto non cambia.

Il proibizionismo non può essere una risposta, non perché non funzionarebbe - questo non lo so - ma semplicemente perché non è applicabile, la trasformazione tecnologica è inesorabile e proibire l'uso dei telefoni in base all'età è come cercare di fermare una pianta che sta crescendo legando i suoi rami a terra. La pianta continuerà comunque a crescere, aggirando le nostre barriere; anziché crescere seonco la sua strada, sarà deformata.

La risposta creso sia un'altra, più vicina all'essenza umana che trascende lo specifico momento storico e le tecnologie oggi invoga. La risposta credo si trovi in questa parola: arte. La via da percorrere è quella della consapevolezza, dell'espressione della più essenziale umanità, nell'amore per il bello, nella cultura e nella capacità di guardare oltre il razionale, oltre il calcolo, oltre la tecnica, oltre la logica della potenza.

Immergiamo i bambini nell'arte, aiutiamoli ad usare la loro sensibilità per percepire il bello, per appassionarsi, per imparare e amare. L'arte de-potenzia la potenza, svela la fragilità della logica, del calcolo e della tecnologia. L'arte ci rende umani, quindi anche capaci di usare le tecnologie, se ci servono, senza essere noi a metterci al loro servizio logico, calcolato e finalizzato al continuo potenziamento della potenza.

Dario



lunedì 5 dicembre 2016


Viva l'Italia!

 

“E da ogni località del paese partì un applauso, che lì si riunì con gli altri come per prodigio. Facendosi uragano.” *

Quante volte l’ho riletta, questa “favola”...
Sempre sperando che si realizzasse il finale citato qui sopra.
Il resto, ahinoi, era già triste realtà.
Così è stato.
Un uragano.
Anzi, un uragaNO!

Per oggi voglio concedermi un sogno.
Il sogno dell’imminente arrivo di una folta schiera di parlamentari onesti, capaci ed incorruttibili (beh, se uno sogna, sogna in grande!), che siano in grado di concentrarsi su ciò che serve realmente al Paese, nonché di apportare le modifiche necessarie alla Costituzione, con un metodo diverso.

Basta un rumoroso NO?!?
Avranno capito che la Costituzione ci sta a cuore? Che per cambiarla è necessario un coinvolgimento ampio, un confronto serio? Che non accetteremo modifiche approvate a colpi di maggioranza (con lame di ghigliottina e balzi di canguro, anche super!)? Che non si “spacca” un popolo sulla Carta che sta alla base della sua vita democratica?

E voglio credere che questo sia prima di tutto il NO di chi ha a cuore la Democrazia, di chi non vuole rinunciare al diritto di voto che sta alla base della sovranità del popolo, di chi ha ben chiara la differenza enorme tra le parole cambiare e migliorare (basta un dizionario, del resto).
Perciò spegnerò la TV, oggi. Non voglio vedere le facce esultanti di quelli che hanno votato come me, pur non pensandola assolutamente come me.
Navigherò un po', invece, e mi godrò i sospiri di sollievo di coloro che mi hanno inconsapevolmente aiutata ad arrivare ad un voto convinto, sostenendo le loro/nostre ragioni con passione ed onestà intellettuale. 
A tutti loro va il mio pensiero leggero in questa bella giornata.

Claudia Paini

* Nando dalla Chiesa, Una bella favola sul Referendum (scritta da me medesimo)

mercoledì 2 novembre 2016

PENSIERI SENZA BARRIERE


Chi sogna di circondarsi di barriere, in realtà quelle stesse barriere se le è già costruite dentro.
Ha imprigionato i pensieri, credendo di metterli al sicuro; e di metterSI al sicuro.

Le opinioni altrui rimbalzano contro i "muri" di questi "trincerati" e non arrivano a scalfirne le convinzioni: nessuna di esse viene mai messa in discussione, perché ciò significherebbe prima di tutto mettere in discussione loro stessi.
La paura di aprire la mente ed accettare ciò che arriva da "fuori" è comprensibile; ma "chiudersi dentro" è soltanto un modo assurdo per non voler vedere, accettare ed indagare la realtà. 
Liberare i propri pensieri è invece la condizione necessaria per capire quanto sia insostenibile questo accanirsi nella ricerca di un impossibile, quanto assurdo e non desiderabile, isolamento.
Risulta indispensabile lo sforzo di prendere le distanze dal proprio spazio e dal proprio tempo.

Se il nostro pensiero è libero di muoversi nello spazio, ed attraverso lo spazio, ci possiamo immaginare catapultati fuori dal mondo per vederlo per quello che è: una "palla" a spasso nell'universo.
Un tale sguardo ci svela quanto sia bella la Terra, da lontano. Là, dove non si respirano i veleni con i quali ci stiamo probabilmente condannando all'estinzione; là, dove non si sente il rumore delle bombe con le quali ci stiamo distruggendo a vicenda; e sempre là, dove balza agli occhi quanto irreali ed arbitrari siano quei confini che ci sta tanto a cuore difendere.
E' così facile capire quanto siamo insignificanti: allontanarsi di poco basta perché non si noti minimamente la nostra presenza!
E, soprattutto, ci si rende subito conto che lo spazio in cui si vive (sia esso un paese, una città, una regione, uno Stato o addirittura un continente) non è che una piccola parte di un tutto. Quel "tutto di tutti", quel tutto da condividere.

Just a world that we all must share... (Pink Floyd "On the turning away" -1987-)

Se ciò non bastasse, possiamo spingere i nostri pensieri anche oltre il nostro tempo.
Perché considerare solo una parte di storia dell'umanità, il nostro pezzettino, separato da tutto il resto, e volerne analizzare e giudicare i fenomeni, è decisamente comodo, ma non certo obiettivo. E' necessario prendere le distanze da questo tempo, allontanarcene per riuscire a vederlo inserito nella Storia (quella con la S maiuscola, appunto); un po' come se stessimo osservando una "linea del tempo", di quelle usate nelle scuole per mostrare ai bambini il succedersi degli eventi.
Così risulta chiaro che gli avvenimenti del nostro "oggi", ovvero quel minuscolo spazio di tempo occupato dalla nostra vita, hanno delle cause che possono e devono essere ricercate nel passato. Per comprendere. E (in teoria) per non ripetere errori. Ecco l'importanza della memoria storica. E l'innegabile dovere di capire che le decisioni che si prendono avranno delle conseguenze nella vita delle generazioni future, esattamente come quelle prese in passato continuano a condizionare la nostra.

Chi è senza memoria vive di meno... (Giorgio Cordini "Cevo 3 luglio 1944" -2015-)

Immersa in questi miei (s)ragionamenti, mi capita di ripensare alle immagini della caduta del muro di Berlino e chiedermi se questa odierna riproposizione di muri e filo spinato possa avere a che fare con la teoria dei corsi e ricorsi storici teorizzati da Vico.
Ancora più spesso, però, mi ritrovo a pensare a quante volte "gli altri" avrebbero potuto (o forse dovuto?) costruire delle barriere: per salvarsi dalla nostra colonizzazione, per evitare lo sfruttamento indiscriminato delle loro risorse, per continuare a vivere nelle loro terre, per non accettare il nostro ipocrita aiuto interessato...

Ed alla fine, di fronte alla ormai troppo grande moltitudine di coloro che le invocano, la rabbia sale incontrollata, e mi verrebbe QUASI da dire:
"Ok, costruiamole queste maledette barriere! Chiudiamoci ben bene al di qua. Chiusura totale, però. Ermetica! Che non passi più nessuno...e niente! Rinunciamo anche a ciò che importiamo. E teniamoci qui le nostre armi e quella nostra guerra malamente camuffata da pace e democrazia.".

Claudia  Paini


mercoledì 21 settembre 2016

CHI HA DATO HA DATO (...E AVUTO); E CHI DEVE PARLARE, PARLI!

Dall'inizio dell'estate, a Provaglio e dintorni, tengono banco le chiacchiere ed i commenti online sul cambio di gestione riguardante l'immobile della stazione ferroviaria.



Premesso che non conosco né i gestori uscenti né quelli che si apprestano ad entrare, vorrei fare due brevi considerazioni.

L'occasione di occuparsi per ben dieci anni dell'immobile in questione, in modo egregio, a giudicare dai commenti dei frequentatori, ha permesso all'associazione "Andata e Ritorno" di farsi conoscere ed apprezzare. Questa possibilità, avuta grazie ad un'assegnazione diretta da parte della precedente Amministrazione, è stata però di fatto preclusa a qualsiasi altra realtà associativa avesse allora avuto il desiderio di mettersi alla prova. Pur non mettendo in dubbio la regolarità di tale prassi, sostengo sia davvero inopportuno praticarla: non mi pare proprio il caso che si decida della gestione di un bene pubblico senza prevedere un bando aperto a tutti.

Dopo aver riconosciuto quindi il giusto merito per aver pubblicato un bando, non posso che passare subito alla mia solita critica ad un'Amministrazione, quella attuale, totalmente indifferente al bisogno della popolazione di essere informata; bisogno che io continuerò a rivendicare come diritto. Sarebbe bastata un'assemblea pubblica in cui venissero illustrati i progetti presentati ed i criteri utilizzati per valutarli, a spiegare, in modo trasparente, cosa ha portato Legambiente alla vittoria del bando. Un atto dovuto, a mio avviso, e grazie al quale si sarebbe forse evitato lo strascico di polemiche.

Rabbia e risentimento si sprecano, signor Sindaco, alimentando distanze e dissapori tra i suoi concittadini. E Lei, assiduo frequentatore del web, non può non esserne al corrente.

Resto in sala d'attesa. Chissà che non arrivi il mio "treno dei desideri"...

Claudia Paini