domenica 22 febbraio 2009

Un fottuto bisogno di amare

Il desiderio di amare è ciò che, più di ogni altra cosa, cerchiamo di soddisfare. Il fatto che la nostra società, quella italiana, in questo contesto storico sia così insopportabile è da mettere in relazione con il fatto che induce a smettere di amare.

Chiunque, anche il più imbecille, sa che amare è dare, è ascoltare, è il bisogno dell’altro. Non ha importanza se stiamo parlando della donna o dell’uomo (senza distinzioni etero o omo) con i quali intendiamo condividere la nostra vita. Qui parliamo dei nostri colleghi di lavoro, dei nostri amici, delle persone che incontriamo e con le quale condividiamo anche piccoli momenti della nostra vita.
Ciò che desideriamo è di lasciarci andare, non essere sulla difensiva, e leggere negli occhi di chi ci sta accanto che non è un nemico.
Questo è importante!

E, invece, non ci è dato niente di tutto questo. Hanno detto che dobbiamo avere paura e noi abbiamo chiuso le porte; hanno detto che chi è diverso da noi (per cultura, colore della pelle o pensiero politico o religioso) è un nemico e allora noi non ascoltiamo più ma, anzi, parliamo sulla voce degli altri; hanno detto che possiamo diventare poveri e noi abbiamo sviluppato subito comportamenti egoistici per difendere i nostri privilegi.
Questa aspirazione all’amore è tutt’altro che buonismo. Il buonismo è un comportamento ipocrita che incita a non scegliere per evitare il conflitto e la lotta per amare.
Al contrario, sto dicendo che occorre riprenderci, tutti insieme, il nostro diritto ad amare e a pretendere il nostro diritto alla felicità, sia di vivere sia di morire.

Non sono cambiato. Anzi, se la rabbia che ho dentro potesse essere trasformata in energia, potrei illuminare una città.
Come fa una civiltà evoluta, come dovrebbe essere quella italiana, autorizzare le ronde private per la sicurezza dei cittadini? Qualcuno ha pensato che questa “folcloristica” attività contribuisce in modo pesante a compromettere lo stato di diritto, che è l’unico baluardo di una società democratica e civile? Qualcuno ha detto a quelli della lega nord che abbiamo abbandonato le clave e le caverne secoli fa e che oggi viviamo una realtà complessa che la loro pochezza culturale non appare adeguata a comprendere?

E non è un terribile vulnus quello che incita i medici a denunciare i pazienti stranieri privi del necessario permesso di soggiorno? Anche qui, ma come si fa a sopportare da giornalisti ignoranti e servi del regime l’utilizzo del termine clandestino, che implica un reato e, quindi, considera tutti gli stranieri che sono in Italia come delle persone predisposte a delinquere. Ma lo comprendono, costoro, che così si incita al razzismo.

Certo avere questo Presidente del Consiglio come il nostro non aiuta; così come non aiuta questa Chiesa che arriva a lodare, chi prima ha condannato perché divorziato e convivente more uxorio. Colpisce questa condiscendenza anche per il comportamento eticamente discutibile tenuto dal personaggio in questione, che ama ostentare la propria presunta virilità con una serie di “signorine” accondiscendenti che poi piazza con loro soddisfazione, in Parlamento, al Governo, in televisione o, più semplicemente in qualche elegante appartamento nel centro di Roma. Forse esistono scomunicati di serie A o B? E questa differenza dall’entità della loro ricchezza o del loro potere. Così non può stupire che la Chiesa si spenda con grande energia per evitare che una ragazza, morta 17 anni fa e il cui cuore batte ancora solo grazie alla tecnologia, e spacci questo come un impegno necessario per la difesa della vita dal pericolo dell’eutanasia. Nello stesso momento si dimentica delle sofferenze delle centinaia di migliaia di lavoratori vittime della crisi.

Credo sia il caso di sottolineare che le gerarchie ecclesiastiche debbano molto riflettere su se stesse e sul quel libro che tutti conosciamo come Vangelo.
Ma nello stesso modo si comporta il nostro piccolo Presidente del Consiglio. Oltre a sottolineare l’inadeguatezza dei suoi interventi sul tema della crisi economica, per la quale si è tornati a rispolverare la finanza creativa di Tremonti; è importante dire che in nessuno Stato democratico, tra quelli più avanzati delle società occidentali, si metta in discussione la Carta Costituzionale solo perché non consente a chi governa di fare quello che vuole. Certo è difficile per Berlusconi capire il concetto dei pesi e contrappesi che richiede una democrazia tra i diversi poteri, ma qui temiamo di più l’esondazione dell’ego berlusconiano che si sta trasformando in cesarismo.

Berlusconi forse non lo sa che la nostra Costituzione, nata dalla lotta di Resistenza di un popolo contro l’occupazione nazifascista, è il frutto delle discussioni di una Costituente liberamente eletta e neanche a lui è permesso di dire che essa è troppo filosovietica.
L’unico pericolo che ha avuto la nostra democrazia lo viviamo ora per colpa di un piccolo Presidente del Consiglio con il complesso del Re.

Ma stia attento il Presidente del Consiglio on. Berlusconi, gli italiani non sono disposti a diventare sudditi di un personaggio che pensa principalmente a sé e alle proprie ballerine.
È arrivato il momento di riprenderci quel fottuto bisogno di amare lanciando un po’ di scarpe a chi ci impedisce di essere felici.
Roberto Nicoletti
www.arcilettore.it

1 commento:

  1. Ho letto con molta attenzione l'articolo e mi ci sono ritrovata in pieno. Il Profe Nicoletti ha preso tutte le idee mescolate confusamente nella mia testa e le ha tradotte in parole.

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