lunedì 2 marzo 2009

Mario Capagloriosa

Vi proponiamo la prima di una serie di recensioni dal mondo
della Piccola editoria, mondo vivace e interessante sul quale l'Arcilettore ci dice
Da tempo sosteniamo che è in questo settore che possiamo trovare la vera letteratura italiana, gli autori che sono in grado di dire qualcosa, lontano dalla schiavitù di una letteratura omologata che si regge solo su spaventose campagne pubblicitarie
Troverete tutte le recensioni nella sezione "l'Arcilettore"

Autore: Rosaria Tenore
Editrice: ExCogita

Abbiamo già potuto misurare le grandi doti di narratrice di Rosaria Tenore nel suo precedente libro, “Zizì Caterina”. In quella storia c’è tutto il dramma di una donna, la sua volontà di vincere sulla vita, il suo desiderio di avere quella felicità che le si vuole negare.

Il “Mario Capagloriosa” c’è la conferma, ma non ci sono mai stati dubbi, della stoffa di scrittrice di Rosaria Tenore, che qui si cimenta in un’opera tra le più difficili, quello di raccontare la storia del padre. In questi casi, infatti, c’è sempre il pericolo della retorica dei sentimenti, lo sforzo di evitare un'empatia con il personaggio che non è sconosciuto, ma anzi è colui a cui ci si è ispirati nella vita reale.
La scelta di scrivere un romanzo che, senza perdere unitarietà, è una successione di racconti brevi è la chiave narrativa che consente al lettore di godere la scoperta di questo nuovo splendido personaggio che l’autrice ci offre alla lettura.

Mario Capagloriosa, cioè testardo, è un meccanico felice di fare questo mestiere. Un uomo che ha tratti di guascone nell’affrontare la vita, senza paura, da una parte, e senza il desiderio di arricchirsi, dall'altra. Un uomo che ha quanto desidera: una bella moglie, una suocera comprensiva, dei figli affettuosi, il rispetto della gente.

Mario è un uomo che ama giocare con le persone, come nel racconto della chiave, prima tanto piccola da mettere in pericolo del dita del padrone di casa, poi lunga un metro e infine della giusta misura.
Sono in tanti a dirgli che non diventerà ricco, ma lui sa già di esserlo e gli basta questo.
Mario è l’uomo che di fronte alla condanna inappellabile delle lastre che evidenziavano la devastazione delle metastasi tumorali, non ha perso il sorriso e, forse, deve avere solo avuto il rimpianto di non potersi godere quella nipote che aveva atteso per tanto tempo.
Alla fine, il libro di Rosaria Tenore diventa la splendida occasione di una lettura vivace, ironica, di un uomo libero, quello che si affaccia alla finestra, con la cannottiera e il turbante, per portare a più miti consigli i suoi capelli ribelli, e decide se rispondere o no all’offerta di lavoro solo sulla base di considerazioni di onestà e rispettabilità di chi gli è di fronte.



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