lunedì 1 febbraio 2010

Tra realtà e finzione

__________ di Jacopo Baraldi ___________________________

Pochi giorni fa (dopo che tutti i miei amici me lo avevano consigliato) sono andato a vedere Avatar, il nuovo e costosissimo film di Cameron, che per l'ambizioso progetto ha usato una nuovissima tecnologia per la sua elaborazione.

Avatar insieme ad altri film di questo periodo vuol essere un richiamo al destino della terra, una provocazione per spronare gli uomini a riconsiderare il loro rapporto con la madre-terra, una riflessione sulla nostra società capitalista e consumistica che non risparmia nulla a causa della logica del guadagno e dell'accumulo di denaro. Avatar è anche un viaggio che apre la fantasia e ci apre gli orizzonti di un mondo fantastico e irreale (molto migliore rispetto al nostro mondo), ma che rimane comunque un mondo di finzione.
In questa storia fantastica la battaglia tra uomo e natura è irreale, sul nostro pianeta tale scontro è reale e importantissimo. Inoltre questo film è un film che deve rispondere alle esigenze di quel mercato e quel sistema che critica, e questo rapporto ambivalente è uno dei limiti del film; infatti è e rimarrà ancorato a questo problema senza possibilità di risoluzione in quanto fatto per soddisfare il mercato.

Non è il genio di un regista che riesce a imporre la sua visione del mondo, criticandolo, (come fa FELLINI) ma il mercato che controlla il genio del regista e impone la sua visione del mondo. Osservando uno dei tanti capolavori di Fellini come "Amarcord", "Otto e mezzo", "Casanova" e altri (che sicuramente molti di voi avranno visto) si ha l'impressione di compiere un viaggio nella mente del regista e vedere il mondo con i suoi occhi attraverso la sua fantasia e il suo estro, e noi siamo partecipi di questo viaggio che ci fa vedere il nostro mondo con gli occhi nuovi dell'artista (come facevano gli impressionisti francesi).

Nel compiere questo viaggio Fellini però non si preoccupa di soddisfare il mercato e di inserire quindi elementi banali e scontati per soddisfarlo, ma ci fornisce un mondo popolato dalle sue fantasie, i suoi ricordi, le sue speranze che sono quelle di un uomo, che dalla realtà trae ispirazione creando il capolavoro; invece in Avatar non vediamo i ricordi , le speranze le fantasie dell'uomo che trae spunto dalla realtà, ma l'uomo che si crea una realtà bellissima ma fittizia (perchè riconosce la mostruosità di quest'ultima) e che pertanto fugge nell'irreale rinunciando così a cambiare le cose (ad esempio rinunciando anche se in maniera involontaria a battersi per la natura, quale era il proposito del film, perchè la battaglia non è più la nostra battaglia ma è quella di un mondo irreale che non ci appartiene).

Fellini non fugge dalla realtà, la critica, la odia e la trasforma fondendola al sogno, alla fantasia, per renderla bella ai nostri occhi o per rivelarne tutta la mostruosità; in questo caso l'artista infonde nello spettatore una vera volontà di lotta per cambiare il mondo proprio perchè attraverso i suoi occhi noi possiamo riconoscerne meglio e capirne gli aspetti negativi, perchè si sà che l'artista vede dove noi non riusciamo e per questo i suoi capolavori saranno sempre attuali, perchè ritraggono la società in tutta la sua mostruosità.
Avatar non durerà perchè con la nostra realtà e con l'uomo non ha nulla a che fare.

Jacopo Baraldi
18 anni

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