mercoledì 2 novembre 2016

PENSIERI SENZA BARRIERE


Chi sogna di circondarsi di barriere, in realtà quelle stesse barriere se le è già costruite dentro.
Ha imprigionato i pensieri, credendo di metterli al sicuro; e di metterSI al sicuro.

Le opinioni altrui rimbalzano contro i "muri" di questi "trincerati" e non arrivano a scalfirne le convinzioni: nessuna di esse viene mai messa in discussione, perché ciò significherebbe prima di tutto mettere in discussione loro stessi.
La paura di aprire la mente ed accettare ciò che arriva da "fuori" è comprensibile; ma "chiudersi dentro" è soltanto un modo assurdo per non voler vedere, accettare ed indagare la realtà. 
Liberare i propri pensieri è invece la condizione necessaria per capire quanto sia insostenibile questo accanirsi nella ricerca di un impossibile, quanto assurdo e non desiderabile, isolamento.
Risulta indispensabile lo sforzo di prendere le distanze dal proprio spazio e dal proprio tempo.

Se il nostro pensiero è libero di muoversi nello spazio, ed attraverso lo spazio, ci possiamo immaginare catapultati fuori dal mondo per vederlo per quello che è: una "palla" a spasso nell'universo.
Un tale sguardo ci svela quanto sia bella la Terra, da lontano. Là, dove non si respirano i veleni con i quali ci stiamo probabilmente condannando all'estinzione; là, dove non si sente il rumore delle bombe con le quali ci stiamo distruggendo a vicenda; e sempre là, dove balza agli occhi quanto irreali ed arbitrari siano quei confini che ci sta tanto a cuore difendere.
E' così facile capire quanto siamo insignificanti: allontanarsi di poco basta perché non si noti minimamente la nostra presenza!
E, soprattutto, ci si rende subito conto che lo spazio in cui si vive (sia esso un paese, una città, una regione, uno Stato o addirittura un continente) non è che una piccola parte di un tutto. Quel "tutto di tutti", quel tutto da condividere.

Just a world that we all must share... (Pink Floyd "On the turning away" -1987-)

Se ciò non bastasse, possiamo spingere i nostri pensieri anche oltre il nostro tempo.
Perché considerare solo una parte di storia dell'umanità, il nostro pezzettino, separato da tutto il resto, e volerne analizzare e giudicare i fenomeni, è decisamente comodo, ma non certo obiettivo. E' necessario prendere le distanze da questo tempo, allontanarcene per riuscire a vederlo inserito nella Storia (quella con la S maiuscola, appunto); un po' come se stessimo osservando una "linea del tempo", di quelle usate nelle scuole per mostrare ai bambini il succedersi degli eventi.
Così risulta chiaro che gli avvenimenti del nostro "oggi", ovvero quel minuscolo spazio di tempo occupato dalla nostra vita, hanno delle cause che possono e devono essere ricercate nel passato. Per comprendere. E (in teoria) per non ripetere errori. Ecco l'importanza della memoria storica. E l'innegabile dovere di capire che le decisioni che si prendono avranno delle conseguenze nella vita delle generazioni future, esattamente come quelle prese in passato continuano a condizionare la nostra.

Chi è senza memoria vive di meno... (Giorgio Cordini "Cevo 3 luglio 1944" -2015-)

Immersa in questi miei (s)ragionamenti, mi capita di ripensare alle immagini della caduta del muro di Berlino e chiedermi se questa odierna riproposizione di muri e filo spinato possa avere a che fare con la teoria dei corsi e ricorsi storici teorizzati da Vico.
Ancora più spesso, però, mi ritrovo a pensare a quante volte "gli altri" avrebbero potuto (o forse dovuto?) costruire delle barriere: per salvarsi dalla nostra colonizzazione, per evitare lo sfruttamento indiscriminato delle loro risorse, per continuare a vivere nelle loro terre, per non accettare il nostro ipocrita aiuto interessato...

Ed alla fine, di fronte alla ormai troppo grande moltitudine di coloro che le invocano, la rabbia sale incontrollata, e mi verrebbe QUASI da dire:
"Ok, costruiamole queste maledette barriere! Chiudiamoci ben bene al di qua. Chiusura totale, però. Ermetica! Che non passi più nessuno...e niente! Rinunciamo anche a ciò che importiamo. E teniamoci qui le nostre armi e quella nostra guerra malamente camuffata da pace e democrazia.".

Claudia  Paini


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