lunedì 16 marzo 2009

Lettera dalla Cecenia

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Autore: P.Bohelay e O.Daubard
Editrice: Libribianchi

La prima cosa che viene in mente è che la scoperta di questa casa editrice è stata una fortuna. I due libri che abbiamo letto sono risultati veramente interessanti. Questo ci porta in uno di quei posti che abbiamo dimenticato e dove, invece, la gente è morta e muore ancora. Uno di quei posti dei quali diciamo con fastidio “che cosa vogliono, mica possono pensare di spuntarla con Putin”. Così invece di guardare la luna guardiamo il dito. Putin è un despota, figlio del Kgb, mentre i Ceceni sono quelli che, dopo essere stati deportati da Stalin, oggi si sono visti distruggere le case e ogni altro segno di vita civile. È il posto dove la gente è morta sotto bombardamenti che hanno voluto seppellire il desiderio di indipendenza di questo lembo di terra caucasica per il petrolio e il gas. Gli autori, un giornalista e un fotografo, hanno reso bene la tragedia di questo popolo che noi abbiamo dimenticato. Struggente il racconto scritto come se l’autore fosse un ceceno e dilaniante il contrasto tra una prosa poetica, meravigliosa, e la bruttura di un’esistenza contrassegnata dalla cancellazione della propria storia e la difficoltà di un futuro. Il 27 abbiamo ricordato la Shoa. Lasciamo da parte gli idioti ala Williamson che negano la storia, ma noi, che non neghiamo l’immane atrocità dello sterminio nei campi di concentramento nazisti di ebrei, zingari, omosessuali e oppositori politici; perchè non ricordiamo le tragedie di oggi? Non sarebbe ora di fare qualche conto?

L'Arcilettore
www.arcilettore.it

Consiglio anche la videopresentazione del libro sul sito di Radio Radicale.

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