“Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”
Con queste parole Piero Calamandrei, descrive ciò che fu la resistenza. Non una guerra politica e ideologica, ma piuttosto la rinascita di un popolo dopo anni di oppressione e morte.La Resistenza nasce ufficialmente dopo l’armistizio del settembre del 1943 e continua fino a quando gli alleati raggiungono le città del nord Italia che trovano in gran parte già liberate per merito dei compagni partigiani. La Resistenza intesa come opposizione al nazi-fascismo, tuttavia, nacque molto prima e si tratta di tutte quelle azioni volte ad opporsi fin da subito all’ascesa al potere di Mussolini: operazioni di sabotaggio e di lotta che rimangono però sporadiche e non abbastanza incisive.
Il movimento resistenziale coinvolse esponenti delle più disparate classi politiche, dai comunisti ai monarchici fino ad arrivare ai cattolici. Su questo è importante riflettere poiché ci mostra come l’idea anti-fascista fu così forte da appianare momentaneamente discussioni e idee inconciliabili. Queste persone così diverse, ma così unite dalla stessa idea anti-fascista costituiscono il CLN (Comitati di Liberazione Nazionale) che il 16 ottobre 1943 vota la mozione con cui dichiara i suoi intenti così riassumibili:
1 - assumere tutti i poteri costituzionali dello Stato evitando ogni atteggiamento che possa compromettere la concordia della nazione e pregiudicare la futura decisione popolare;
2 - condurre la guerra di liberazione a fianco degli alleati angloamericani;
3 - convocare il popolo al cessare delle ostilità per decidere sulla forma istituzionale dello Stato.
Alla fine della guerra poi, gli appartenenti al CLN contribuirono e parteciparono all’assemblea costituente che partorì la nostra costituzione tanto amata da molti e tanto odiata da altri (tanto da arrivare a volerla modificare).
E’ importante ricordare che nei gruppi di partigiani combatterono più di 35.000 donne che misero così a disposizione le proprie capacità sia logistiche che militari per contribuire alla Liberazione.
Il 25 Aprile, data simbolica in cui si colloca la Liberazione dal regime nazi-fascista, è festeggiata ogni anno come “festa della Liberazione” in memoria di più di 40.000 combattenti partigiani. Essi infatti, morirono per rialzare l’Italia dal periodo più nero e tragico della sua storia. Personalmente , pero, mi vedo costretto a dire che in questi giorni ho dovuto assistere a una becera strumentalizzazione di questa festa da parte soprattutto di politicanti. Invece di celebrare questa festa in modo da appianare i contrasti e rinforzare l’unità nazionale: c’era chi avrebbe voluto cambiarne il nome, chi speculare sulla propria partecipazione o meno ai festeggiamenti etc. Questo mi fa star male perchè non rende onore ai caduti, ai feriti, ai reduci di quella guerra partigiana che, nonostante i revisionismi di alcuni, ci ha regalato i diritti democratici di cui oggi godiamo nonostante qualcuno ce li voglia portare via.
Concludendo credo sia utile, in un periodo in cui sembra che gran parte del periodo nazi-fascista venga dimenticato e rivalutato, e in cui i nostalgici prendono sempre più potere, fornire qualche numero che renda l’idea di ciò che è stato quel periodo:
Si calcola che i caduti per la Resistenza italiana (in combattimento o uccisi a seguito della cattura) siano stati complessivamente circa 44.700; altri 21.200 rimasero mutilati ed invalidi; tra partigiani e soldati regolari italiani caddero combattendo almeno in 40.000 (10.260 della sola Divisione Acqui impegnata a Cefalonia e a Corfù);
Le donne partigiane combattenti furono 35 mila, mentre 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della donna; 4.653 di loro furono arrestate e torturate. 2.750 furono deportate in Germania, 2.812 fucilate o impiccate; 1.070 caddero in combattimento; 15 vennero decorate con la medaglia d'oro al valor militare.
Dei circa 40.000 civili deportati, per la maggior parte per motivi politici o razziali, ne torneranno solo 4.000. Gli ebrei deportati nei lager furono più di 10.000; dei 2.000 deportati dal ghetto di Roma il 16 ottobre 1943 tornarono vivi solo in quindici.
Tra i soldati italiani che dopo l'Armistizio di Cassibile dell'8 settembre decisero di combattere contro i nazifascisti sul territorio nazionale continuando a portare la divisa morirono in 45.000 (esercito 34.000, marina 9.000 e aviazione 2.000), ma molti dopo l'armistizio parteciparono alla nascita delle prime formazioni partigiane (che spesso erano comandate da ex ufficiali).
Furono invece 40.000 i soldati che morirono nei lager nazisti, su un totale di circa 650.000 che fu deportato in Germania e Polonia dopo l'8 settembre e che, per la maggior parte (il 90% dei soldati e il 70% di ufficiali), rifiutarono le periodiche richieste di entrare nei reparti della RSI in cambio della liberazione.
Si stima che in Italia nel periodo intercorso tra l'8 settembre 1943 e l'aprile 1945 le forze tedesche (sia la Wehrmacht che le SS) e le forze della Repubblica Sociale Italiana compirono più di 400 stragi (uccisioni con un minimo di 8 vittime), per un totale di circa 15.000 caduti tra partigiani, simpatizzanti per la resistenza, ebrei e cittadini comuni.
Invito quindi tutti, convinto che il vento soffi ancora e che la bufera non sia cessata, a riflettere e a informarsi e spero anche che nasca con voi un dibattito costruttivo
Luca Ragni
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