sabato 16 maggio 2009

Recinti vecchi e nuovi

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Deve essere successo migliaia di anni fa, quando l'uomo sapiens scoprì la possibilità di coltivare i campi ed allevare gli animali, abbandonando la vita nomade fatta di caccia e raccolta per passare a quella stanziale.
Un bel giorno un uomo, lo possiamo immaginare pieno di peli e con una mandibola pronunciata, compì il primo e più grande furto della storia: piantò un recinto attorno alla sua capanna e disse ai suoi compagni con i quali fino al giorno prima condivideva tutto: "Quello che sta dentro al recinto è mio e voi non potete entrare".
Si appropriò forzatamente di qualcosa che non gli apparteneva (la terra) ed esercitò un diritto che non aveva (la proprietà).

Da quel giorno ne è passata di acqua sotto i ponti e la società umana si è evoluta senza mai (a parte qualche esperimento mal riuscito) abbandonare il concetto inventato da quel primo e famoso ladro.
Il recinto si è ingrandito, organizzato, e con lui è cresciuta sempre di più la tecnologia per difenderlo.
E' diventato recinto per le tribù fatto di legno, castello in pietra, città con mura di cemento.
Ed oggi ha raggiunto la sua più evoluta e controversa forma, linee immaginarie che esistono solo nelle nostre teste: i confini delle nazioni.

Queste linee erano diverse 100 anni fa, e saranno diverse tra 100 anni.
Eppure, nella testa di alcune persone, sono valori assoluti, qualcosa che è sempre esistito, come il sole, il cielo o il mare.
Per fortificarle, essendo qualcosa di immateriale, è stato creato il più inconsistente ma più forte dei muri: il sentimento nazionale.
E facilissimo da spiegare. Basta guardare il telegiornale quando c'è ad esempio un disastro aereo.
Il servizio più o meno dice così: "Si è schiantato un aereo, 100 i morti ma stando alle informazioni della Farnesina non ci sono italiani tra le vittime."
Il perché dovrei essere più dispiaciuto se muore un italiano, un bresciano o un provagliese rispetto a un afgano o un cinese non l'ho mai capito.
Perché parliamo la stessa lingua? Perché abbiamo una storia condivisa? O semplicemente perché fine chi non è nel mio recinto è un potenziale nemico che potrebbe entrare e rubare i miei privilegi?
E' un valore l'italianità? La brescianità? La provagliesità? O alla fine è solo egoismo?
Perché dovrei sentirmi più vicino a un provagliese ricco che evade le tasse rispetto ad un somalo che non ha da mangiare?

In questi giorni, con l'approvazione del pacchetto sicurezza è stato sancito e legalizzato il furto dell'ominide vissuto tanti anni fa, attraverso l’introduzione del reato di clandestinità.
Se tu, disperato, senza niente da mangiare e senza prospettive per la tua vita, entri nel mio recinto sei automaticamente un delinquente.
Con questa riflessione non voglio predicare l'anarchia, sono convinto che le regole servono ed è giusto che la società si strutturi attraverso statuti e leggi.
Ma non riesco a parlare di società senza intendere l'umanità intera.
E non riesco a parlare di regole senza pensare a partecipazione, condivisione delle scelte, interesse collettivo messo davanti a quello personale.

I recinti oggi sono in una fase di grande fortificazione.
L'intolleranza verso il diverso, verso l'altro, verso chiunque non è uguale a me sta creando una società di persone sole.

E quando è che l’uomo, animale sociale per eccellenza, prova il massimo dell’infelicità? Semplicemente quando, magari in età avanzata, si ritrova nel più stretto di tutti i ricinti: il recinto della solitudine.

Ezio Frassi, 27 anni
Provaglio d'Iseo

2 commenti:

  1. Inizialmente pensavo fosse una riflessione che traeva spunto dall'ultimo film sul "Che" (nelle sale qualche settimana fa) dove il rivoluzionario parlava di riforma agraria con redistribuzione delle terre private ai contadini etc.

    Poi continui dicendo che le identità nazionali non ci dovrebbero essere e che tutto il mondo dovrebbe essere paese a grandi linee.

    In conclusione arriva l'attacco al ddl sicurezza approvato giovedì alla camera in cui si pone un freno all'imigrazione clandestina in territorio italiano e quindi europeo.

    Cito una tua frase:
    "E' un valore l'italianità? La brescianità? La provagliesità? O alla fine è solo egoismo?"

    Bene, scambiamo d'ordine le parole... i valori italiani...le usanze, le tradizioni, la nostra cultura apprezzata in tutto il mondo sono forse uguali e riconducibili ad altre popolazioni (cinese afgane come citavi tu) o sono uniche e indistinguibili?

    Da quì il fatto che le identità nazionali non sono nate solo in difesa di un territorio, ma forgiate nel corso dei secoli e diverse fra di loro per usi costumi tradizioni, religione etc etc.

    Tornando al fatto di questi giorni, il ddl non toglie niente a nessuno, ma è un monito in primo luogo per l'europa, per chi gestisce il racket di traffico di schiavi e solo per ultimo per le popolazioni disagiate che stanno peggio di noi.

    Ora girare i barconi in Libia prima che questi entrino nelle acque italiane non va contro nessuna legge europea o principi dell'ONU, anzi era stata l'europa a chiedere un controllo maggiore delle frontiere e questo è quanto.

    La Libia probabilmente insieme all'ONU creerà un ufficio sul suo suolo dove verranno fatti tutti gli accertamenti e scremati i delinquenti dalla gente per bene. (compito che l'Italia non deve accollarsi per tutta l'europa).

    Francia e Spagna stanno facendo lo stesso ed ora pure la Grecia vuole fare un decreto legge del genere.

    L'italia non deve essere il ventre debole dell'Europa e questo decreto serve solo ad avere in territorio italiano persone regolari che davanti alla legge non sono fantasmi e quindi rende più giustizia.

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  2. Trovo le parole di Libero B. giuste, ammetto che l'italia potrebbe fare di piu', potrebbe trattare meglio le persone che arrivano sul suolo italiano attraverso un barcone, invece che lasciarli in un centro a lampedusa che sembra piu' un campo profughi in Sudan, ma l'italia deve pur fare qualcosa a riguardo, alcuni paesi Europei fanno orecchie da mercante, mentre l'italia per posizione geografica ha a che fare con ogni tipo di clandestino, dal bambino in cerca di cibo, all'anziano fino al delinquente, a quella persona che sicuramente entrera' per delinquere, poi c'e' chi viene con le migliori intenzioni ed a causa delle leggi e della societa' italiana si trova di fronte ad un bivio: delinquo o muoio di fame?
    Credo che l'italia si dovrebbe muovere su due fronti:
    - 1 il controllo rigido delle frontiere, una burocrazia veloce con un ufficio predisposto per il controllo di chi ha i requisiti per poter entrare in italia e farli entrare.
    - 2 attuare delle politiche di integrazione e di aiuto sociale per chi e' in italia o arriva in italia ed e' regolare.

    A costo delle tasche dei contribuenti, secondo me chi non e' in regola dovrebbe essere rimpatriato, non e' sufficiente consegnare un foglio di via, non e' la soluzione, questo alimenta solo l'irregolarita.

    Cio' non toglie che la societa' italiana sia mediamente razzista, piu di altre nazioni del "primo mondo".

    Sulla questione del "100 morti nessun italiano" bhe' prima di tutto bisogna pensare ad i famigliari di italiani che guarda caso stavano su un volo diretto verso, partito da, proprio come quello precipitato o quello che fosse. Vorresti allarmarli non dicendo "nessun italiano?". Poi pensa al campanilismo o all'effetto oratorio, se tu che vivi in un determinato posto ti senti piu' legato a persone che vivino nello stesso e indirettamente piu' interessato a sapere di loro. Poi viene l'effetto mediatico: giornali, tv, hanno bisogno di pubblico per ricavare profitto, qui spiegato il perche' del "nessun italiano a bordo".

    Quella frase sulla proprieta', senza proprieta' privata non si sarebbe andati da nessuna parte, forse c'e' un modo migliore ma al momento non esiste o non e' praticabile. Senza diritto privato, non ci sarebbe quasi niente del benessere che il mondo prduce, niente beni, niente servizi, la proprieta' privata serva per poter capitalizzare denaro per l'iniziatia privata di creare un'impresa, un'azienda. Senza quello la prima risorsa di denaro per poter creare impresa non esisterebbe.

    Mi scuso per errori ortografici.

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