lunedì 28 settembre 2009

INTEGRAZIONE

__________ di Franco D'Auria ____________________

E’ possibile integrare chi rifiuta di essere integrato?

Sono 37 le immigrate musulmane giustiziate in questi ultimi anni e sempre per mano di qualche famigliare guidato dall’implacabile legge che vede la donna islamica sottomessa all’uomo.

Questa legge viene costantemente ricordata e predicata nelle moschee italiane. Viene insegnato agli uomini, caso mai avessero la memoria corta, che la donna vive un gradino sotto fin dalla creazione e che, pertanto, non ha gli stessi diritti dell’uomo, che è giusto malmenarla se si ribella o se si allontana dagli insegnamenti dei padri.

Guai se intreccia una relazione con un infedele perché “ebrei e cristiani sono scimmie e non ci si mischia con le bestie”.

Meno di 3 anni fa Hina veniva assassinata dal padre, in questi giorni è stato il turno di Sanaa, sempre per mano del padre, prontamente perdonato e giustificato dalla moglie. Sanaa non era una brava ragazza, aveva sbagliato, dice la madre con il fiato sul collo del cognato e dell’Iman prontamente accorso per minimizzare il fatto. Guai anche per lei se dice qualcosa di diverso e non ubbidisce. Quale è stata la colpa di Sanaa, così come di Hina: voler vivere come vivono i nostri ragazzi, integrarsi nella nostra società. Già, ma i nostri ragazzi sono bestie e non ci si mescola con le bestie.

L’arroganza dei signori delle moschee e la complicità di alcuni politici nostrani stanno radicalizzando il diritto di vita e di morte delle donne mussulmane che speravano (ormai si può parlare al passato, augurandoci un diverso futuro) che la Costituzione Italiana le difendesse.

Mentre nei paesi mussulmani moderati il velo veniva bandito dalle scuole, dalle università e dei luoghi di lavoro, in Italia, un esponente di primo piano dell’Ulivo, Rosy Bindi, ha invocato per il burqa , uno degli strumenti più vergognosi di umiliazione ed oppressione della donna utilizzati dal fondamentalismo islamico, lo stesso riconoscimento di devozione religiosa che si deve al Crocefisso.

La legge deve essere rispettata da tutti. Non ci possono essere deroghe e non si può minimizzare o giustificare la sua trasgressione. La legge n. 152 dello stato italiano vieta di nascondere la faccia. Se questa è la legge, si tratta di doverla far rispettare da tutti, italiani e non. Ma non è solo una questione di legge, in occidente si è costruita una civiltà in cui la donna ha gli stessi diritti dell’uomo, una civiltà per la quale tantissime donne si sono battute realizzando un delle più importanti rivoluzioni del secolo scorso. Se accettassimo passivamente questa situazione sarebbe come fare un passo indietro nella storia.

Se non si vuole che le tombe aumentino, lo Stato deve tornare a far sentire la sua presenza, imporre il riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni individuo, a partire dalla parità tra uomo e donna. Si deve dar voce e spazio a chi vive questo disagio, a chi vive gli abusi, le infamie ed i soprusi di un integralismo che non trova giustificazione in uno stato moderno. La vicina Francia si è già avviata su questa strada, ha vietato il burqa, sta aiutando le donne islamiche ad uscire dal loro isolamento, perché noi no?

Basta parlare di femminismo riempiendo di parole pagine di giornali. Parole, parole, parole. Perché le attive femministe guardano dall’altra parte quando si tratta di affrontare un problema come questo? Come uomo e come padre non posso che essere preoccupato. Non è un problema per la mia generazione, forse neppure per quella dei miei figli, ma temo, se le cose vanno così, che le mie nipoti verranno rimproverate perché mostreranno il loro bel visino.

Facciamo qualcosa di attivo e smettiamo di fare i moralisti e di trovare sempre giustificazioni di convenienza.

Franco d’Auria


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