domenica 31 gennaio 2010

COMPLOTTO (IN)FINITO

__________ di  Franco d'Auria ____________________

Le storie che ci raccontavano le mamme ed i nonni, quando eravamo piccini, cominciavano tutte con “C’era una volta”. Così comincia quella che io vi voglio raccontare.

C’era una volta una bella cortigiana, il suo nome era Gradisca Lapassera, agli amici concedeva che la chiamassero confidenzialmente Ioladò. Questa leggiadra fanciulla, un dì, mentre, baciata dal sole ed accarezzata da una gradevole brezza marina, era stesa su una graziosa spiaggia della sua terra e pensava. Non è che le capitasse spesso ma quel giorno rifletteva sul suo futuro e sul futuro della sua patatina. La cosa non poteva durare. Il tempo e l’uso poco morigerato della patatina, prima o poi, l’avrebbero costretta a mettersi a riposo. Doveva trovare una soluzione che le avrebbe consentito una giuliva e paga vita da pensionata.

A quel tempo la lotta politica era molto accanita. Ser Baffino non riusciva a vincere la sua guerra per il potere, le battaglie perse ormai non si contavano. Quelle vinte erano solo vittorie di Pirro. Il principe Arcorel imperversava, era amato dal popolo, le indovinava tutte nonostante gli attacchi degli scherani e dei giannizzeri al soldo dei squallidi burattinai locali. Ecco l’idea radiosa. Se avesse reso possibile far scattare una trappola che avesse messo ko il principe Arcorel, si sarebbe ingraziata Ser Baffino che l’avrebbe generosamente ringraziata e remunerata per il favore reso. Si sapeva che il principe era un grande estimatore di belle donne, i maligni dicevano che da piccolo era caduto in una vasca piena di viagra, gli amici che era solo merito suo. Ecco quello che c’era da fare. Lei, si sarebbe introdotta nella sua casa, lo avrebbe sedotto e ……………….

La fine della storia è dei nostri giorni.

Che complotto ci fosse non c’erano dubbi. Solo un ingenuo e sprovveduto omuncolo avrebbe potuto pensare che il fatto fosse stato occasionale e fortuito.
Già, tutti noi ce ne andiamo in giro con il registratore e macchina fotografica, a casa di amici e conoscenti, e fotografiamo o registriamo quello che succede o quello che si dice.
La Procura della Repubblica di Bari smentisce. Non ci sono indagini in corso che coinvolgano faccendieri, politici e magistrati.

E’ però vero che qualcosa c’è. Un fascicolo gestito direttamente dal procuratore di Bari, Antonio Laudati, con i sostituti Dentemano e Iodice c’è. Tecnicamente va sotto il nome di modello 21: vi sono degli indagati e tra questi vi è sicuramente Ioladò.
Ioladò non è una vittima. Essa è l’arma, ben conscia, con cui un gruppo di faccendieri, di politici, di magistrati e di giornalisti hanno tentato di azzoppare il premier.
La fuga di notizie dalla procura di Bari, le centellinate notizie riportate da quotidiani di area di sinistra uscite, troppo ben articolate tra di loro, non possono essere occasionali. C’è stata una regia occulta che però ha fallito il tentativo di destabilizzare lo Stato.

Da che parte arriva la somma di 1,5 milioni di Euro trasferita dall’Italia in Qatar e che sarebbe stata portata fisicamente dalla gentile cortigiana? A cosa serviva o ha cosa serve? Fondi neri e finanziamento di attività destabilizzanti? Chi ha pagato il vagabondare per mezza Europa ed all’estero della gentile cortigiana con il solo scopo di raccontare, in televisione ed in interviste a giornali, cosa ha fatto sotto le lenzuola e sputtanare il Capo dello Stato ed il nostro paese.

La politica interna del governo Berlusconi da fastidio a tanti, anche a coloro che magistrati una volta ed ora parlamentari sono stati, sembrerebbe, ai soldi di servizi segreti deviati di nazioni amiche. La politica estera,molto aggressiva di Berlusconi, a vantaggio degli interessi nazionali, da fastidio a molte compagnie petrolifere multinazionali. L’ENI, come ai tempi di Mattei, sta disturbando un cartello nel quale sono coinvolti anche petrolieri italiani.

L’obiettivo individuabile è quello di indebolire la posizione di Berlusconi e quindi dell’Italia. Attrezziamoci ed alziamo la guardia: il peggio non è ancora passato.

Franco d’Auria

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