Si dibatte molto, in questi giorni sulla pillolaRu486. Volevo dire la mia e dare un mio giudizio nel merito. Poi, letto questo articolo, mi sono reso contro che tutto quello che volevo dire, che sentivo dentro di me, era già stato detto e che ogni ulteriore commento era superfluo. Giro a voi, lettori, quanto scritto da Melania Rizzoli e vi lascio con la vostra coscienza.
Ru486: altro che aspirina!
Il drammatico racconto di una donna: "I medici dicevano che non avrei avuto fastidi, invece è terribile. E devi fare tutto da sola".
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Anna ha 34 anni, è un avvocato toscano, e nella sua regione, nel 2005, con la pillola Ru486,allora in fase sperimentale, ha abortito un figlio indesiderato concepito con il marito che stava lasciando.
«Ma quale banalizzazione dell’aborto» mi racconta mentre siamo sedute in un bar di Orbetello, «è stato terribile e non lo rifarei mai più». «Voi medici siete crudeli e cinici, siete abituati al dolore, quello degli altri, e trascurate l’impatto psicologico delle vostre cure e degli effetti delle vostre terapie su noi poveri pazienti».
Ho chiesto ad Anna di raccontare la sua esperienza personale, naturalmente garantendole l’anonimato e lei ha accettato.
Ed è un fiume in piena... «I dottori mi avevano informato su questa nuova tecnica abortiva, solo ed esclusivamente farmacologica, mi avevano assicurato che tutto sarebbe stato più dolce, che avrei evitato l’intervento chirurgico, l’anestesia, il raschiamento e tutte quelle pratiche dolorose, compreso il ricovero, ma per me è stato peggio, molto peggio...».
«Intanto non è proprio una passeggiata, non è come mandare giù un’aspirina e via, anzi... dopo che hai ingoiato la prima pillola, sai che quel giorno stesso tuo figlio morirà, e resterà attaccato lì, morto, dentro il tuo utero... semplicemente il suo cuoricino, che il giorno prima hai ascoltato durante l’ecografia, smetterà di battere. Per sempre. È l'effetto della prima pasticca, che tu devi mettere in bocca da sola, perché da sola sei lasciata a sopprimere quella vita che tu stessa vuoi eliminare. Lo capisci subito la sera stessa che quel figlio è morto, perché senti improvvisamente sparire tutti quei segni di gravidanza che noi donne ben conosciamo, primo fra tutti il seno, di colpo non lo senti più turgido, te lo tocchi, lo palpi e non è più teso, quasi si affloscia, e sparisce anche quella piccola tensione del basso ventre tipica dei primi mesi di gravidanza».
«E poi viene il peggio... perché devi aspettare! Devi aspettare tre lunghi giorni, nei quali continui a fare quello che hai sempre fatto, lavorare, camminare, mangiare, dormire, andare al cinema... cerchi cioè di distrarti, ma sai che hai quel “coso” morto lì dentro che deve essere eliminato, espulso, cioè abortito!».
«Per me sono stati tre giorni terribili, già ero a terra per la separazione da mio marito, e come ultima punizione ora mi accingevo a separarmi dall’unica cosa che mi avrebbe legato a lui per sempre, e che in quel momento era l’ultima cosa che volevo».
«In quei tre giorni, poi, hai tutto il tempo per pensare e riflettere su quello che ti è accaduto e che ti accadrà, hai il tempo per pregare e per piangere... io mi sentivo una specie di assassina in libertà... ma perché avevo accettato questo maledetto metodo, mi chiedevo, non era meglio far fare tutto al medico? Io sarei stata in anestesia, in sala operatoria, non avrei sentito né provato nulla, lui avrebbe operato e fatto tutto, io mi sarei risvegliata pulita e liberata dal mio problema, il tutto sarebbe durato meno di un’ora e non avrei avuto quelle sensazioni orribili dell’attesa».
«Il terzo giorno mi sono ripresentata, senza aver dormito e con delle occhiaie così, in ospedale per la seconda pasticca. Anche quella ti viene messa in mano e sei tu che la devi mandare giù... sei tu l’unica e sola mandante e autrice di un piccolo omicidio, quello del tuo figlio mai nato, e senti che una parte di te sta per sparire per sempre, che non tornerà mai più ed è una sensazione solo tua, di solitudine, che non condividi nemmeno con l’anonima infermiera che ti consegna la pillola nella garza sterile.
A quel punto però la ingoi subito perché speri che tutto finisca più in fretta possibile. Non sai ancora che, da quel momento, ti prepari ad assistere, a partecipare ed a effettuare il tuo “avveniristico” aborto terapeutico!».
«Intanto, oltre alla situazione dolorosa, vieni pervasa dall’ansia dell’arrivo dei dolori fisici. Il medico durante il colloquio mi aveva spiegato bene che con la seconda pillola, una prostaglandina, sarebbe avvenuto una sorta di mini-travaglio, con qualche contrazione uterina, ripetute e ravvicinate, lievemente dolorose, ma essenziali per provocare il distacco del feto, ormai morto, dalla parete uterina e per la sua espulsione, e che comunque sarebbe stato eliminato facilmente, misto con del sangue... sarebbe stato cioè come avere delle mestruazioni più dolorose del solito, così mi disse».
«Invece il dolore è stato molto più forte, le contrazioni molto più lunghe e la consapevolezza di quello che stava avvenendo rendeva tutto più nauseante, orribile e terribile insieme. Ed assistere a tutto questo è stato insopportabile. Ho pianto per il dolore fisico, ma soprattutto ho pianto per il dolore dell’anima, per la mia partecipazione attiva ad un evento che mai avrei voluto vivere ed osservare da così vicino».
«Poi, quando tutto è finito, quando tutto è compiuto, la procedura ti obbliga anche a verificare di persona che effettivamente l’aborto farmacologico sia ben riuscito, per cui ti viene effettuata l’ecografia di controllo, che trasmette dallo schermo l’immagine pulita del tuo utero non più “abitato”, ma vuoto e libero dal corpo estraneo che si è medicalmente voluto eliminare... non si sente più nessun battito galoppante, nessun segno di vita, ma solo silenzio di morte».
«Ho avuto un peso nel petto per lungo tempo... non è stata una liberazione per me, ma ho avuto un senso di colpa per diversi mesi, e ancora oggi, quando ci ripenso, e spesso ci ripenso, mi torna la nausea per quell’esperienza terribile, irreparabile e definitiva».
«Ogni volta che oggi leggo o sento parlare di aborto, rivivo quei miei pochi ma orribili giorni con il ricordo di una scelta dalla quale non si può più tornare indietro... e molte volte la vita poi ti porta a situazioni in cui avresti voluto che le cose fossero andate diversamente».
«Ho avuto un peso nel petto per lungo tempo... non è stata una liberazione per me, ma ho avuto un senso di colpa per diversi mesi, e ancora oggi, quando ci ripenso, e spesso ci ripenso, mi torna la nausea per quell’esperienza terribile, irreparabile e definitiva».
«Ogni volta che oggi leggo o sento parlare di aborto, rivivo quei miei pochi ma orribili giorni con il ricordo di una scelta dalla quale non si può più tornare indietro... e molte volte la vita poi ti porta a situazioni in cui avresti voluto che le cose fossero andate diversamente».
Anna è seduta di fronte a me e sorride amaramente. Ha una parrucca bionda in testa, a coprire una calvizie da chemioterapia.
Anna sta combattendo contro un tumore maligno del sangue che si è presentato all’inizio dell’anno. Anna sta lottando per la vita.
La sua stavolta.
Di mio, in questo articolo, ci sono sole le sole poche parole di questo commento: “Ringrazio DIO di avermi fatto nascere uomo”.
Franco d’Auria
Già leggendo la fonte una persona coscienziosa smetterebbe di leggere.Ovviamente a chi avuto l'educazione di leggere un plauso, ma io, scusatemi, non ci riesco.
RispondiEliminaCon ciò non mi voglio esprimere in alcun modo sulla faccenda, che meriterebbe discussioni approfondite.
SONO D'ACCORDO CON MARCO,RIGUARDO,ALL'ARTICOLO PILLOLA RU486,TROPPE VOLTE CI LASCIAMO ALLA SUPERFICIALITA DEL PROBLEMA,ED ABBIAMO FRETTA DI DARE UN giudizio,mentre il problema della pillola (PREMETTO CHE NON SONO IN GRADO DI VALUTARE GLI EFFETTI CHE PRODUCE,MA PENSO CHE NEMMENO DAURIA ABBIA GLI ELEMENTI E LA CONOSCENZA SCIENTIFICA PER DIRE QUALCOSA IN MERITO)è UN PROBLEMA SOCIALE CHE COINVOLGE, POTREMMO DIRE L'UMANITA, pur non essendone la causa ,ma l'effetto .
RispondiEliminaquindi dovremmo parlare di cosa era L'ABORTO PRIMA CHE UNA LEGGE DELLO STATO,SOTTRAESSE LE DONNE,CHE AVEVANO FATTO QUESTA SCELTA,ALLE MAMMONE,SAREBBE DOVEROSO FAR PARLARE QUELLE DONNE,QUESTO AL DI Là DEL PROPRIO CONVINCIMENTO RELIGIOSO O CULTURALE CHE IO RISPETTO,PERCHE NELL'ARTICOLO IN CAUSA SI PARLA DI CONSEGUENZE FISICHE,PERCHE POI NON PARLARE DI UNA MANCATA DISCUSSIONE ,FORMAZIONE
,DI UNA SESSUALITA COSCIENTE CHE CI è STATA PRIVATA E CHE HA CREATO NON POCHI PROBLEMI,PER NON PARLARE DLLA DIFFUSIONE DELL'AIDS.
QUINDI PRIMA DI PARLARE E TROVARE DELLE RISPOSTE FACILI E SUPERFICIALI,A PROBLEMI COMPLESSI,
dovremmo;
PRIMO; PORCI NELLA POSIZIONE DEL DUBBIO,E NON DELLA CERTEZZA.
DUE; MAGGIOR RISPETTO PER L'INTELLIGENZA ALTRUI.
TERZO;SE SENTIAMO VERAMENTE IL PROBLEMA APRIAMO UN DIBATTITO SERIO SUL PROBLEMA CERCANDO IL CONTRIBUTO PIU VASTO DI CONOSCENZE,AL FINE MAGARI, NON SI TROVERA LA SOLUZIONE, MA FAREMMO UN LAVORO DI INFORMAZIONE,IMPORTANTE, CHE FORMERA ELEMENTI DI CAPACITA CRITICA NELLA COMUNITà ,CHE SERVE ad evitare sermoni dai venditori di fumo ,(di tutte le tendenze politiche) CHE NEL NOSTRO PAESE(Italia)sono molto diffusi.
Turra Giovanni
d'accordissimo con i commenti precedenti, non capisco il senso di questa pubblicazione, l'intento di chi l'ha proposta.
RispondiEliminaTrovo imbarazzante poi il commento finale "Ringrazio Dio di avermi fatto nascere uomo": ma che uomo sei?
Ribadisco il concetto: Franco d'Auria, prima di scrivere, pensa.
Ma sempre contro d'Auria...è d un po che leggo i suoi articoli e vedo che sempre e costantemente la gente che commenta è gia pronta con forca in mano a dargli contro, quasi come fossimo ai tempi del medio evo.
RispondiEliminaNon ci trovo nulla di male nell'articolo riportato e nella sua nota conclusiva.
In primis, si tratta di uno storia riportata su un quotidiano nazionale, che ha trovato numerosi consensi, soprattutto da parte femminile, in quanto partecipe di una situazione davvero difficile da gestire e da donna non sono in grado di valutare se giusta o meno come decisione, sicuramente prendono vita le parole trascritte e sembrano tante piccole pugnalate.....
Questa della pillola è una storia che nessuno si può permettere di commentare fintanto che non ci si ritrova nella situazione. E se la signora Anna fosse rimasta vittima di uno stupro e per opera dello stesso fosse rimasta in dolce attesa? Nell'articolo non vi è scritto il perche di tale decisione, ma ovviamente tutti sono gia in grado di sentenziare.
Be io non sentenzio, dico solo, come gia ampiamente detto dal Sig Turra, che bisogna trattare l'argomento con un altro tatto, a meno che qualcuno non voglia strumentalizzare e rendere politica questa vicenda, come gia stanno facendo alcuni partiti.
Be qua non si tratta di politica, ma situazioni che debbono essere analizzate attentamente dal principio, sia religioso, che medico che psicologico.
E alla fine non ci vedo proprio nulla di male se il signor d'auria ha espresso il suo ringraziamento per essere uomo....sapete perchè? perche sicuramente non potrà trovarsi in quella situazione dettagliamente descritta dalla Signora Anna... o quello rigorosamente riportato dalla stampa.
Aggiungo anche che sono schifato dal coinvolgimento politico, non ultimi gli ammiccamenti dei "bravi leghisti" zaia e cota contro la pillola, solo per continuare e persuadere il loro obiettivo di aumentare i propri elettori, millantando frasi inopportune e prive di senso.
Non esiste un si alla pillola o un no alla pillola!
Forse sarebbe opportuno che qualcun'altro oltre a d'Auria cominicasse a pensare prima di scrivere....
Io invece ringrazio il signor d'auria per aver avuto il coraggio di portare alla luce questo articolo e spero che tutti i lettori possano fare tesoro di questa drammatica vicenda e sono contento di aver letto un commento serio come quello di Turra, fortuna che esistono ancora persone simili.
Marco Rossi