Cari lettori, l’Italia è in crisi e lo sappiamo.
Sappiamo inoltre che non si tratta di una semplice fase passeggera, ma di un declino morale e di un deterioramento dell’essenza dell’uomo stesso. Negli anni passati ci siamo addormentati, abbiamo dimenticato la vita pubblica, mentre desideravamo invidiosi il sogno di qualcun altro. Un sogno di ricchezza e potere, lusso e denaro.
Stiamo assistendo così ad un lento sprofondare con apparente impossibilità di risalita.
Vi è bisogno di un cambiamento; un cambiamento nel modo di pensare e conseguentemente nelle modalità dell’agire.
Fu così che l’uomo antico, nella forma democratica, si radunò in un gruppo e decise di affidare la responsabilità delle grandi decisioni ad un capo.
Il grande pregio di questo individuo era rappresentato dalla grande fiducia ed dal dedito interesse per la politica.
Aveva ben capito che era materia di tutti, strumento per l’amministrazione della città, dimensione del vivere insieme.
Senza di essa l’uomo era sicuro alla rovina, all’estinzione.
Era chiaro il fatto che si faceva parte tutti di una stessa tribù e che quindi la felicità e la libertà di ognuno erano strettamente connesse con quelle degli altri.
Tutto funzionava egregiamente fin quando il leader si faceva esempio di ogni uomo.
Quando non accadeva i cittadini si sentivano in dovere di radunarsi, discutere ed eleggere un nuovo portavoce. Molto stimati erano appunto il sentimento, le energie, il fervore che ogni uomo metteva in gioco per pensare al proprio ed altrui futuro.
Oggi, che fine ha fatto tutto questo?
Quando sentiamo frasi come: “io non voto“.
Quando vengono sbraitati insulti, espressione di odio e rancore, senza prospettive.
Quando un uomo si priva dell’unica possibilità che ha per scegliere il proprio futuro.
Quando disgustati dai fallimenti di questi ultimi anni pensiamo paradossalmente che l’unica soluzione sia solo una bomba su Roma.
Cari lettori, gli uomini ingrati ed incapaci vi sono sempre stati!
Certo, forse ci sono periodi storici un po’ più cupi e tristi di altri, ma la vera ricetta per migliorare si ottiene attraverso il cambiamento. Se tanto disprezzate chi si trova oggi al governo diventi per voi un dovere il prendere parte alla vita politica.
L’immobilismo, l’astensione, sono solo un terreno torbido e melmoso nel quale l’uomo sprofonderà ancor prima di aver inalato nei polmoni l’ultimo respiro dell’aria di libertà.
È oggi necessario più che mai il vostro contributo attraverso la partecipazione e l’interesse per il futuro. Discutetene, parlatene, votate. Chiedetevi sempre il come e il perché di fronte ad ogni scelta. Siate aperti al dialogo ed inclini a trovare soluzioni pronte ad ascoltare anche le posizioni più estreme.
Non fatevi conquistare da semplici insulti e scherni, siate propositivi, elaborate idee e concentratevi per formulare progetti migliorativi.
Riporto ora, a sostegno del mio discorso, due brevi ma significative citazioni del 16° Presidente degli Stati Uniti d’America, Abraham Lincoln, il quale saggiamente dichiarò:
“I dogmi di un passato tranquillo sono inadeguati al presente tempestoso. La situazione è irta di difficoltà, e noi dobbiamo essere all'altezza della situazione. Poiché il nostro caso è nuovo, dobbiamo pensare in modo nuovo e agire in modo nuovo. Dobbiamo emanciparci.”
“Il governo della gente, dalla gente, per la gente, non dovrà sparire dalla terra.”
Consiglio a chi è piaciuto l’articolo di leggerlo, utilizzandolo come discorso rivolto alle persone più vicine o lontane, nelle scuole, nei luoghi pubblici, in modo che diventi stimolo al ragionamento.
Alessandro Corsini
sabato 23 febbraio 2013
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