Ogni volta si parte con un botta e risposta, al quale tutti voi potrete liberamente aggiungere la vostra opinione. Il tema è attualissimo: Internet, le nuove tecnologie e la comunicazione virtuale attraverso i social network. A confronto un fruitore con un basso livello di competenza (Claudia) ed un esperto in materia (Dario). Di volta in volta, Claudia prenderà spunto da una parola o un concetto che ritiene “aggrovigliatamente” legato all’argomento. A Dario il compito di trovare il bandolo della matassa.
Buona lettura.
Claudia Paini
Prima parola: POTENZA
Spesso mi ritrovo a pensare che i social media siano mezzi siano talmente potenti da rendere necessaria l’acquisizione di una specie di “patente” per poterli utilizzare.È davvero il caso di lasciarli utilizzare a tutti?
Mi rendo conto che è un pensiero anti-democratico; e so bene che la risposta ai molti problemi che
nascono non è quella di impedirne l'uso. Credo comunque che una riflessione seria sia necessaria ed urgente. Nonché tardiva.
Le notizie, in rete, si trasmettono ad una velocità supersonica e non sempre siamo in grado, o ci
premuriamo, di valutarne la veridicità. A velocità forse superiore viaggiano gli insulti, le calunnie, le prese in giro… E le conseguenze sono in molti casi irreparabili.
Il cyberbullismo è un fenomeno in preoccupante espansione. Ed è solo uno dei tanti.
Se la soluzione non è togliere, deve assolutamente aumentare il grado di consapevolezza di chi utilizza le nuove tecnologie e di chi ha accesso ad Internet e si serve dei social per comunicare.
Il “come” resta un grosso punto di domanda.
Ovviamente non ho soluzioni, ma mi permetto di lanciare una proposta/provocazione che ritengo
potrebbe essere un punto di partenza.
Considerato che, almeno in teoria, un po' di maturità e consapevolezza in più si acquisiscono con l'età, mi sento di dire che andrebbe riconsiderata l'età dei ragazzini (bambini?) a cui forniamo certi strumenti.
È davvero necessario che essi abbiano un telefonino?
Quali motivazioni stanno dietro al fatto che l'utilizzo di applicazioni come WhatsApp, Facebook o
Instagram preveda un'età minima di 13 anni (fino a qualche mese fa quella di WhatsApp era di 16 anni), e perché la cosa viene sistematicamente ignorata?
Claudia
La risposta di Dario
Cara Claudia,
parole come "cyberbullismo", "social media", "WhatsApp" e "Facebook" sono sulla nostra bocca ora, in questo luogo e in questo momento storico, ma sono soli di passaggio. Le tecnologie evolvono - sempre più rapidamente, è vero - e cambiano il modo con cui l'uomo interagisce con altri esseri umani e con il mondo circostante; cambiano anche alcuni elementi alla base del nostro modo di ragionare e di decidere cos'è bene e cos'è male. Ma l'essenza umana che sta al principio di tutto non cambia.
Il proibizionismo non può essere una risposta, non perché non funzionarebbe - questo non lo so - ma semplicemente perché non è applicabile, la trasformazione tecnologica è inesorabile e proibire l'uso dei telefoni in base all'età è come cercare di fermare una pianta che sta crescendo legando i suoi rami a terra. La pianta continuerà comunque a crescere, aggirando le nostre barriere; anziché crescere seonco la sua strada, sarà deformata.
La risposta creso sia un'altra, più vicina all'essenza umana che trascende lo specifico momento storico e le tecnologie oggi invoga. La risposta credo si trovi in questa parola: arte. La via da percorrere è quella della consapevolezza, dell'espressione della più essenziale umanità, nell'amore per il bello, nella cultura e nella capacità di guardare oltre il razionale, oltre il calcolo, oltre la tecnica, oltre la logica della potenza.
Immergiamo i bambini nell'arte, aiutiamoli ad usare la loro sensibilità per percepire il bello, per appassionarsi, per imparare e amare. L'arte de-potenzia la potenza, svela la fragilità della logica, del calcolo e della tecnologia. L'arte ci rende umani, quindi anche capaci di usare le tecnologie, se ci servono, senza essere noi a metterci al loro servizio logico, calcolato e finalizzato al continuo potenziamento della potenza.
Dario