A confronto un fruitore con un basso livello di competenza (Claudia) ed un esperto in materia (Dario). Di volta in volta, Claudia prenderà spunto da una parola o un concetto che ritiene “aggrovigliatamente” legato all’argomento. A Dario il compito di trovare il bandolo della matassa.
Buona lettura.
Claudia Paini
Seconda parola: CONDIVISIONE.
Attraverso la lente del web, io la vedo sdoppiarsi in condivisione attiva e condivisione passiva.La condivisione attiva ci vede protagonisti: decidiamo di mettere in comune ciò che troviamo interessante, divertente, utile.
Grazie ad essa posso importunare le mie "vittime" abituali, che per ora sopportano senza lamentarsi l'invio di numerosi articoli attraverso WhatsApp. Se è pur vero che risulta difficile non farsi prendere da una smania da condivisione, rischiando di fare da megafono a notizie false, sono convinta sia la condivisione passiva a richiedere maggiore attenzione. Definisco così quella sorta di “lasciapassare” concesso, semplicemente non esprimendo alcun dissenso, a ciò che qualcun altro ha condiviso con noi.
Sento ancora riaffiorare l'indignazione e la rabbia causate dalla mancata reazione ad un video inneggiante a razzismo e fascismo, postato su un gruppo WhatsApp qualche mese fa.
Convinti che tutto scorra?
Io no. Credo che qualcosa resti. Credo che l'odio si impigli nella mente di chi non ha voglia di verificare certe affermazioni. E credo che il fascismo di ritorno si insinui nella nostra società anche a causa dell’incapacità di valutare la forza di certi ignobili messaggi, che ricevono troppo spesso un complice "via libera".
A te la parola.
Claudia
La risposta di Dario
Dato che si parla di parole e definizioni, mi concedo di attingere al vocabolario. Condividere significa "avere in comune con altri; dividere, spartire con altri". Già nella definizione ufficiale troviamo un doppio significato, il primo passivo - avere in comune, senza necessariamente compiere un'azione - e il secondo attivo - implica un'azione, quella di dividere e spartire con altri.Ma stiamo parlando di condivisione attraverso strumenti tecnologici digitali, per cui ecco che la condivisione è l'utilizzo in comune o la spartizione di una risorsa virtuale, di un'unità informativa, di un meme. Concordo quindi che la condivisione passiva sia una sorta di lasciapassare, una concessione per cui non facendo opposizione ci si ritrova a condividere, ad avere in comune, ad essere passivamente parte di qualcosa.
Dall'altro lato, come utente del web con una certa esperienza alle spalle in termini di community, utenti, troll e flame, so che il modo migliore di far sparire e dimenticare nel tempo - come lacrime nella pioggia - un contenuto inopportuno, sbagliato, dannoso e potenzialmente pericoloso è spesso quello di ignorarlo completamente. Lasciarlo passare senza dargli alcun rilievo, senza degnarlo di risposta, lasciandolo naufragare verso l'oblio e riempiendo invece il linguaggio, la narrativa sociale, lo spazio di condivisione con altri contenuti più forti e autentici.
Oggi le informazioni sono tantissime e sempre più veloci, molto più della nostra capacità di ascoltarle, leggerle, capirle ed elaborarle. Al contrario, il nostro tempo creativo per produrre un'idea, creare una narrazione sociale, costruire il bene e un futuro migliore sembra essere sempre più compresso, difficile e scarso.
Se al posto di dedicare le nostre scarse risorse creative criticando e reagendo a contenuti negativi li lasciassimo - questi contenuti - svanire nell'oblio, insieme all'odio di cui sono carichi, usando l'amore creativo per parlare di nuovi temi, per costruire e raccontare idee forti, basate su qualcosa di genuino e positivo?
Non me la sento di giudicare a priori chi non reagisce all'odio, chi lo lascia passare senza criticarlo apertamente, perché potrebbe star reagendo in altro modo: condividendo amore, de-potenziando la logica dell'odio e della violenza a favore di altro. Quando non è così allora sono d'accordo con te, Claudia: è necessario rispondere con la potenza dell'amore direttamente alle minacce di contagio dell'odio ignorante. Utilizzando in modo corretto anche gli strumenti tecnologici che oggi ci mette a disposizione la tecnologia digitale.
Dario